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Metaverso: alla scoperta di nuovi mondi

“Metaverse” è il termine coniato dall’autore Neal Stephenson che lo descrive come una realtà virtuale, condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar.

Emergono oggi tanti mondi digitali che si rivolgono ai consumatori e a cui è possibile accedere tramite browser, app o device per la realtà virtuale. Ecco le principali piattaforme per entrare nel Metaverso.

  • Decentraland è un mondo della realtà virtuale del Metaverso creato da Ethereum. In questo universo virtuale gli utenti una volta iscritti possono creare edifici virtuali, case, parchi e far pagare agli altri la visita. Tutti gli elementi virtuali di Decentraland possono essere acquistati con una criptovaluta chiamata MANA. Decentraland ha ospitato anche un festival musicale con Paris Hilton.

Per entrare basta andare su sito creare un account con il proprio avatar e iniziare l’esplorazione.

  • Sandbox è un Metaverso virtuale diventato popolare da quando ha annunciato la sua partneship con Meta. I suoi avatar hanno uno stile visivo a blocchi come Minecraft e possono costruire, possedere e monetizzare utilizzando NFT e SAND. Sandbox ha anche stretto una partnership con oltre 165 marchi per creare gli avatar nel mondo virtuale di personaggi famosi come Snoop Dog e The Walkind Dead. La piattaforma Sandbox non è ancora disponibile ma in attesa si può visitare il sito e interagire con la community.
  • Stageverse è una nuova piattaforma virtuale per esperienze immersive. Ha debuttato al concerto dei Muse e consente agli utenti di assistere a concerti attraverso filmati 3D a 360° ed effetti speciali. È possibile accedere a Stageverse attraverso l’app Oculus Quest per dispositivi iOS e Android.

I campi di applicazione del Metaverso sono infiniti e alla portata di tutti gli utenti. Infatti, oltre al gaming e al fashion, il Metaverso potrebbe diventare la nuova frontiera in ambito di istruzione e formazione, offrendo la possibilità di partecipare a lezioni e laboratori, promuovendo una molteplicità di experience come  turismo sintetico, lavoro agile, arte e teatro.

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Mercedes, la nuova Classe C è più tecnologica che mai

Mercedes ha finalmente svelato il suo nuovo gioiello. Si tratta della Nuova Classe C che si presenta ancora più digitale, più confortevole e ancora più lussuosa. Questo modello rappresenta il definitivo salto nell’olimpo della maturità stilistica e tecnologica.

Un occhio particolare è stato dedicato al problema dell’inquinamento, tuttora molto dibattuto. La Nuova Classe C infatti, è la prima gamma di Mercedes-Benz ad essere completamente elettrica.

L’auto equipaggia un sistema di batterie ad alta efficienza che offre un’autonomia elettrica di quasi 100 chilometri (WLTP), un valore finora mai raggiunto in questa categoria.

Ordinabile dal 30 marzo con le prime unità che arriveranno in estate, la nuova Classe C si presenta in sei versioni per il mercato italiano: Business, Sport, Premium, Sport Plus, Premium Plus e Premium Pro.

Il design è sensuale e allo stesso tempo sportivo, senza rinunciare a quell’eleganza tipica delle vetture della Stella.

Ma sono gli interni che colpiscono. Questi richiamano fortemente al lusso: la plancia portastrumenti è suddivisa in una parte superiore e una inferiore; un profilo alare con nuove bocchette tonde appiattite che ricordano le turbine di un aereo e una ricca superficie che ospita gli elementi decorativi e che dalla consolle centrale sale nella plancia portastrumenti senza soluzione di continuità.

L’orientamento della plancia verso il guidatore comunica sportività: plancia portastrumenti e display centrale, infatti, sono ruotati di sei gradi in direzione del volante.

L’area del guidatore ospita uno schermo LCD ad alta risoluzione che sembra essere sospeso davanti al profilo alare e al piano degli elementi decorativi. In questo modo il display del guidatore si discosta dalla plancia di tipo tradizionale, con classici strumenti circolari. In Italia lo schermo di serie è da 12,3 pollici (31,2 cm).

Gli interni della Nuova Classe C in una immagine postata su Instagram dal profilo ufficiale Mercedes.

Anche nel display centrale il cambio di paradigma verso il digitale è evidente: le funzioni della vettura sono gestibili con il touchscreen. Il suo formato verticale offre notevoli vantaggi, soprattutto per la navigazione.

Un significativo passo avanti è stato compiuto sia nell’hardware che nel software per rendere l’abitacolo ancora più digitale e intelligente: sugli schermi LCD brillanti visualizzazioni agevolano il comando delle funzioni Comfort e della vettura.

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Apple guarda al futuro e cerca ingegneri per lavorare sul 6G

Il 2020 è stato l’anno del lancio sul mercato di device con la tanto chiacchierata tecnologia 5G. A causa delle poche antenne installate dovremo aspettare ancora un po’ di tempo prima di vederne gli effetti eppure c’è chi guarda già al futuro.

Si tratta di Apple che attraverso alcuni annunci di lavoro individuati da Bloomberg sembrerebbe alla ricerca di ingegneri per lavorare sul 6G, una tecnologia di trasferimento dati circa 100 volte più veloce del 5G.

Le posizioni aperte riguardano quelle presso gli uffici di Apple nella Silicon Valley e a San Diego, dove Cupertino lavora allo sviluppo delle tecnologie wireless e alla progettazione di chip modem. Come quasi tutti i suoi competitor, Apple ha adottato la connettività 5G proprio un anno fa nei suoi iPhone.

Alla fine del 2020, la multinazionale ha aderito ad un’alleanza di aziende che lavorano su standard per 6G e altre tecnologie cellulari di nuova generazione. Per quanto concerne Standard e tempistiche per il 6G, non sono ancora state definite con esattezza.

Non è inverosimile aspettarsi di vedere un lancio del 6G solamente verso il 2030 dato che al momento si tratta di una serie di concetti piuttosto che di una realtà effettiva, sebbene in Cina sia già stato lanciato il primo satellite al mondo per questa nuova rete.

Il fatto che la Mela abbia deciso di entrare subito in azione per lavorare sul futuro delle reti mobili indica la chiara volontà dell’azienda di rimanere al top del settore anche nei prossimi anni.

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Entro il 2026 l’Europa produrrà le sue super batterie

Una nuova sfida attende l’Europa e l’Italia. Si tratta di realizzare batterie al litio avanzate.

Ad oggi ben il 69% delle batterie viene prodotto in Cina. L’Europa, dal canto suo, si è posta l’obiettivo di sviluppare una sua filiera industriale, capace di fornire tecnologie avanzate per favorire la mobilità elettrica e nuove modalità per ‘immagazzinare’ l’energia, riducendo l’elevata dipendenza dai paesi asiatici che, come detto, controllano quasi tutto il mercato.

L’Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile), con un investimento di circa 27 milioni di euro, avrà il compito di realizzare un’Advanced Battery Laboratory per la ricerca e lo sviluppo di batterie ad alta efficienza, da destinare alla mobilità elettrica e alle tecnologie per la decarbonizzazione.

L’iniziativa – che consentirà al nostro Paese di dotarsi di un’infrastruttura-pilota, la prima di questo genere – si inserisce nel secondo ‘’Importante progetto di comune interesse europeo’ (IPCEI) nell’ambito del quale la Commissione Europea ha dato il via libera a progetti per quasi tre miliardi di euro (2,9 per la precisione) per lo sviluppo di iniziative nel campo di batterie avanzate made in Europe.

Sui 2,9 miliardi complessivi, l’Italia ha ottenuto quasi un miliardo per finanziare lo sviluppo di progetti presentati da 12 imprese del settore e due istituzioni di ricerca: la Fondazione Kessler e l’Enea.

Il focus sarà, in particolare, sulla sperimentazione e validazione di soluzioni tecnologiche differenziate per l’intero processo di produzione delle batterie, anche con nuove concezioni e materiali, e la gestione delle criticità del fine uso. Per accelerare la R&D verranno utilizzati strumenti di calcolo basati sull’intelligenza artificiale.

Oggi la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie più efficienti e con costi e tempi di ricarica molto inferiori di quelli attuali sono fondamentali per lo sviluppo della mobilità elettrica e per preferire sempre di più le risorse rinnovabili.

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Le app per le diete ci aiutano davvero? Ecco cosa pensano gli esperti

Il settore digital health è in continua crescita. Sono ormai numerosissime le app che promettono di essere in grado di sostituire il nutrizionista.

E così ecco che c’è un suono per ricordarci che dobbiamo bere un bicchiere d’acqua. Uno per dirci che siamo stati troppo seduti. Un numero che conta i passi e gli scalini che facciamo. Presto anche un suono per dirci se la nostra glicemia ha un picco o sta scendendo.

Negli Usa già spopolano dei dispositivi capaci di monitorare i livelli di glucosio nel sangue e di aggiornarci su cosa succede se si mangia un cibo piuttosto che un altro. Informazioni che dovrebbero portare ad una maggior consapevolezza dell’impatto del cibo sul nostro corpo.

Lelio Morricone, responsabile dell’U.O. di Diabetologia e Malattie Metaboliche all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano è molto scettico a riguardo, affermando che questi dispositivi tecnologici sono di aiuto si, ma solo se associati a una dieta proposta da un esperto.

Anche Alexis Elias Malavazos, responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiovascolare dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano, storce il naso, affermando che:

Credo che utilizzare questa tecnologia che misura la variazione della glicemia, quindi della concentrazione dello zucchero nel sangue, in pazienti non affetti dal diabete mellito sia un azzardo e potrebbe portare a manie in alcune persone.

Moricone poi sposta l’attenzione sulle diete low carb, che prevedono un consumo di carboidrati molto limitato. Ecco le sue parole:

Non è che monitorando il glucosio risolvo tutti i problemi. Neppure togliendo i carboidrati dal piatto: è molto importante ricordare che le diete low carb accorciano la vita e aumentano la mortalità per tutte le cause e per le malattie cardiovascolari. Quello che si può fare è limitare o eliminare quasi del tutto gli zuccheri semplici, ossia bevande zuccherate, merendine e snack.

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L’Intelligenza artificiale di Facebook cancella i contenuti di odio

Impressionanti passi avanti sono stati compiuti dall’Intelligenza artificiale di Facebook, la quale è riuscita a individuare e rimuovere il 97% dei contenuti d’odio postati sul Social, anticipando la segnalazione degli utenti.

Basti pensare che nello scorso trimestre la percentuale era al 94%, nel 2019 all’80,5% e nel 2017 addirittura al 24%.

È uno dei dati che emerge dal Report periodico sull’applicazione degli Standard della community che mostra come la società ha affrontato questo tipo di contenuti.

Riguardo altri due argomenti sensibili, bullismo e molestie sessuali l’individuazione grazie all’AI è passata su Facebook dal 26% nel terzo trimestre 2020 al 49% nel quarto trimestre, e su Instagram dal 55% all’80%.

Un’altra area che ha fatto progressi con l’AI è il modo in cui i sistemi funzionano in più lingue, anche quelle ampiamente parlate come spagnolo e arabo: la quantità di contenuti di incitamento all’odio rimossa ha raggiunto 26,9 milioni, rispetto ai 22,1 del trimestre precedente.

Guy Rosen, VP of Integrity di Facebook, ha così commentato i risultati del Report:

Stiamo lentamente proseguendo nel reintegrare la nostra forza lavoro addetta alla revisione dei contenuti a livello globale anche se prevediamo che quest’area sarà influenzata dal Covid-19 fino a quando un vaccino non sarà ampiamente disponibile. A causa della limitata capacità, diamo priorità ai contenuti più dannosi, come i contenuti di suicidio e autolesionismo, che vengono esaminati dai nostri team.

L’obiettivo fissato dalla società per il 2021 è quello di condividere ulteriori metriche su Instagram e aggiungere nuove categorie di policy su Facebook, continuando a ottimizzare le tecnologie e gli sforzi per tenere i contenuti dannosi fuori dalle app.

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Lo smart working rimarrà anche dopo la pandemia?

Le grandi aziende aprono allo smart working definitivo. Dopo Twitter e Microsoft infatti, anche Spotify permetterà ai suoi dipendenti di lavorare da casa per sempre, se lo vogliono, anche dopo l’emergenza Covid-19.

Ecco le parole postate sul proprio blog dall’azienda:

L’efficacia non può essere misurata con il numero di ore trascorse alla scrivania, anzi, dando alle persone la libertà di scegliere dove lavorare incrementa la loro produttività.

Nei mesi scorsi Twitter ha spiegato che consentirà ai suoi dipendenti di lavorare a casa per sempre, almeno a coloro che possono effettuare le loro funzioni lontano dall’ufficio.

La scelta di Spotify è arrivata dopo il lancio nei giorni scorsi da parte di Microsoft di “Viva”, una piattaforma di soluzioni che consentono di coniugare gli strumenti di produttività esistenti con le nuove modalità lavorative.

Tutto tace per il momento per quanto riguarda le altre grandi aziende digitali Facebook, Apple e Google, i cui dipendenti rimarranno in smart working fino all’estate 2021.

Quella del telelavoro dunque diverrà una pratica comune delle grandi aziende o rimane un rimedio temporaneo alla situazione legata alla pandemia? Già dalla prossima estate avremo una conferma o una smentita.

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Con il 5G si aprirà una nuova era per la sicurezza stradale

Negli ultimi anni sono stati sviluppati dalle case automobilistiche sistemi sempre più avanzati di assistenza alla guida (ADAS) che permettono oggi di mantenersi in corsia, decelerare in prossimità di code e traffico, frenare in manovra o in presenza di pedoni e ciclisti.

In generale, molti dei veicoli moderni partono da un livello di guida 2, ossia quello che fornisce strumenti basilari di assistenza alla guida, già di per sé utili ad evitare problematiche più o meno serie.

Con l’avvento del 5G si aprirà un’ulteriore nuova era per la sicurezza al volante che vedrà la possibilità da parte del conducente di ricevere in maniera immediata importanti dati inerenti, ad esempio, le condizioni della strada.

Pur rimanendo all’interno di una fascia di guida di livello inferiore, il 5G promette benefici essenziali per ridurre drasticamente il numero di incidenti. Oltre a ricevere i dati della mappa, i conducenti saranno in grado di inviare set completi di informazioni dai sensori presenti.

In caso di incidente, ad esempio, questi dati verranno utilizzati per aiutare i soccorritori a ottenere un’immagine visiva di ciò che sta accadendo, organizzando gli interventi in base alle priorità.

Le auto connesse al 5G quindi miglioreranno velocizzeranno e miglioreranno notevolmente le attività di prevenzione.

In modo particolare, con la maturazione delle reti 5G, una tecnologia come il C-V2X, “vehicle-to-everything”, mira a creare uno scenario in cui i veicoli possono comunicare con l’ambiente circostante, incluse altre automobili, infrastrutture e sistemi di controllo, nonché persone a piedi e su mezzi leggeri, biciclette e monopattini.

La decisione ultima, tranne che per veicoli di livello superiore, sarà sempre nelle mani del guidatore ma con una serie di informazioni più ricca ed efficace.

Sono già diverse le aziende produttrici di software per le automobili che hanno annunciato la piena compatibilità con il network 5G. Sta per cominciare l’era della massima sicurezza alla guida.

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Tesla investe 1,5 miliardi di dollari in bitcoin

Ha dell’incredibile la notizia secondo la quale Tesla abbia deciso di investire ben 1,5 miliardi di dollari in bitcoin, la criptovaluta più scambiata nel mondo nel quadro delle sue politiche di diversificazione degli asset.

Nei giorni scorsi Elon Musk non aveva nascosto la sua simpatia per le criptovalute postando un tweet con l’hashtag #bitcoin.

Non solo, ma l’azienda californiana di auto elettriche di alta gamma ha aggiunto che nel prossimo futuro intende accettare il bitcoin come strumento di pagamento per i suoi prodotti. Tanto è bastato per far balzarela moneta al 10%, registrando un nuovo record.

La decisione di Tesla è contenuta in una comunicazione alla Sec, la Consob americana. Si spiega come il bitcoin garantisce «più flessibilità per diversificare e massimizzare ulteriormente gli utili».

Ma come spesso accade ultimamente, Musk è al centro delle polemiche per aver provocato nelle ultime settimane attraverso una serie di tweet un incremento del valore delle criptovalute, non solo il bitcoin ma anche la meno conosciuta dogecoin, sponsorizzata, tramite tweet, tra gli altri, anche da Snoopy Dog e Gene Simmons dei Kiss.

Questo il commento di Danyaal Rashid, analista di GlobalData:

Accettando il bitcoin come mezzo di pagamento Tesla sta creando il primo grande esperimento di utilizzo delle criptovalute nei consumi. Il punto critico è la volatilità di queste valute. Oscillazioni del 10-20% nell’arco di pochi giorni sono comuni e questo per un’azienda come Tesla non è facile da sostenere.