Il Garante per la protezione dei dati personali a tutela dei minori vuole vederci chiaro dopo il caso della bambina di Palermo e il conseguente blocco imposto a Tik Tok. Colpa di una presunta challenge partita sul celebre social che ha portato alla morte per asfissia di una bambina di 10 anni, ispirata a una sfida di “soffocamento estremo”.
L’Autorità ha deciso di aprire un fascicolo su Facebook e Instagram.
Nei giorni scorsi alcuni articoli di stampa hanno riportato la notizia che la minore avrebbe diversi profili aperti sui due social. L’Autorità ha chiesto a Facebook, che controlla Instagram, di fornire una serie di informazioni, a partire da quanti e quali profili avesse la minore e, qualora questa circostanza venisse confermata, su come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, iscriversi.
Il Garante ha chiesto soprattutto di fornire precise indicazioni sulle modalità di iscrizione ai due social e sulle verifiche dell’età dell’utente adottate per controllare il rispetto dell’età minima di iscrizione. Facebook dovrà dare riscontro al Garante entro 15 giorni. La verifica dell’Autorità sarà estesa anche agli altri social, in particolare riguardo alle modalità di accesso alle piattaforme da parte dei minori.
Non si è fatta attendere la risposta del social network di Mark Zuckerberg, che afferma:
In questo tragico momento, le nostre più sentite condoglianze vanno alla famiglia della bambina. Sicurezza e privacy sono le più grandi priorità per Facebook e Instagram. Collaboreremo pienamente con l’Autorità Garante per la privacy
Il Garante Privacy si è recentemente espresso sulla esposizione dei minori sui media con un comunicato stampa in cui ha ricordato l’esistenza di particolari garanzie a tutela dei minori e del loro diritto alla riservatezza.
In questo caso particolare il Garante si è rivolto ai giornalisti e ha affermato esplicitamente che il diritto del minore alla privacy prevale sempre sul diritto di cronaca perché è necessario per tutelare il sano e sereno sviluppo della sua personalità.
Tuttavia, la questione della pubblicazione di immagini di bambini e ragazzi è stata ampiamente dibattuta negli ultimi anni anche in relazione all’attività sui social network di genitori e parenti, prescindendo dal contesto giornalistico.