Molti smartphone dopo qualche anno iniziano un lento e inesorabile percorso che li porta a rallentarsi. Tenere sotto controllo la memoria diviene così fondamentale affinché il device non diventi inutilizzabile.
In fase di acquisto tuttavia, un indicatore viene già in nostro soccorso ed è quello della memoria RAM, che fornisce un’idea di quante applicazioni sia possibile aprire contemporaneamente senza che il telefono subisca rallentamenti.
La gestione della memoria RAM è diversa tra IOS e Android: mentre il primo chiude da sè le app aperte in precedenza e non più in primo piano, Android richiede una chiusura manuale che, in casi estremi, potrebbe risultare dannosa.
Se si è già in possesso di uno smartphone che nell’ultimo periodo si è rallentato, l’unica cosa da fare è quella di liberare spazio visto che, a differenza di molti PC, non è possibile incrementarne la memoria.
Oltre ai dispositivi classici offline (come pendrive o hard disk esterni), negli ultimi anni è emerso un nuovo modo di preservare i propri dati. Stiamo parlando dei cloud, spazi di archiviazione online che in genere prevedono due piani tariffari: uno gratuito (come Gdrive) fino al raggiungimento di un tot di GB e un altro a pagamento che da la possibilità di salvare molti più dati.